Gli effetti del rientro dei capitali scudati fa ritornare la ricchezza dei Paperoni italiani ai livelli precedenti lo scoppio della crisi finanziaria. Un segnale rassicurante specialmente per l'industria del private banking e dell'asset management che spera così di potere sfruttare questa spinta positiva per uscire dalle secche dei riscatti.
L'indicazione viene dall'indagine annuale di Aipb (Associazione italiana private banking) e Prometeia che per quest'anno stimano in 836 miliardi di euro la ricchezza accumulata dalla clientela "affluent" ovvero le famiglie che con un partimonio finanziario (esclusi gli immobili) superiore ai 500 mila euro.
Il livello è superiore del 4% rispetto al 2008, l'anno peggiore della crisi quando in 12 mesi venne bruciato il 9,8% della ricchezza. «È l'effetto del rimbalzo dei mercati finanziari che stanno mettendo a segno consistenti rialzi», ha spiegato Federico Taddei, presidente della commissione marketing di Aipb. Questi risultati, tuttavia, non tengono conto delle ricadute del reimpatrio dei capitali stimato da Prometeia in 50 miliardi di euro, un dato che tuttavia non tiene conto delle proprietà estere regolarizzate in Italia e che potrebbe portare la cifra a 86 miliardi di euro, secondo le stime di Pricewaterhouse Coopers.
Con lo scudo, quindi, la ricchezza delle famiglie sale a 886 miliardi di euro, tornando ai livelli del 2007 quando si era attesta a 891 miliardi «un livello impensabile fino a pochi mesi fa», ha aggiunto Taddei.
Nonostante l'aumento della ricchezza, resta stabile a 590mila il numero delle famiglie super ricche, ma soltanto sul 5% si concentra più di un terzo degli asset finanziari. L'approccio agli investimenti resta ancora improntato alla massima prudenza tanto che soltanto il 9% ritiene che il momento sia favorevole per investire in Borsa, mentre un altro 28% non intende cambiare la composizione attuale degli investimenti a cui si aggiunge il 35% orientato su investimenti più sicuri. Un atteggiamento prudenziale come dimostra la composizione del portafoglio medio delle famiglie "private" che nel 2009 era suddiviso per il 26% in obbligazioni, 15% in titoli di Stato, 18% assicurazioni, l'11 in liquidità, l'8% azioni, il 16% gestioni patrimoniali e il 6% in fondi.
Dove verranno investiti i soldi una volta rientrati in Italia? In parte nell'asset management, spiega Stefano Tezza, responsabile del private banking di Eurizon Capital Sgr: «Le prospettive sono positive tanto da prevedere una tenuta dell'industria del risparmio gestito per il 2009-2010». Positive anche le previsioni per il private insurance che rappresenta il 9% della raccolta del settore assicurativo. «Si stima che circa il 15% dei clienti private abbia sottoscritto almeno una polizza vita – spiega Maurizio Paparone, vicepresidente della commissione private insurance di Aipb – mentre in termini di patrimoni investiti, gli asset assicurativi si mantengono stabili con una quota del 7 per cento».
Infine gli immobili, un settore che rappresenta la vera sorpresa: se nel 2008 le compravendite effettuate per investimento erano state il 12%, quest'anno sono salite al 17% mentre cala l'utilizzo del mutuo a favore dei mezzi propri. Ad acquistare sono anche investitori esteri che premiano «la stabilità dell'immobiliare italiano rispetto ad altri mercati dove le oscillazioni dei prezzi sono state molto ampie – spiega Leo De Rosa tributarista e componente di Aipb -. Nell'immobiliare l'Italia si conferma "importatore" di capitali esteri, un fenomeno che non si riscontra in altri settori».